Interculturali

da Scienze e Tecniche dell'Interculturalità... Seguendo i nostri percorsi, i nostri progetti, i nostri sogni, per l'Italia e per il mondo. Perché "la normalità è la diversità"

29.4.06

MEDIAZ INTERCULTURALE 3


Ciao a tutti.

Sono con voi nel dibattito sui mediatori culturali.


La mediazione mi fa sempre pensare ai termini Tradurre-Tradizione.


Sono daccordo con ciò che è stato detto e semplicemente aggiungo questi due termini per me significativi.


La radice di entrambi, da "trado" (giusto fekkia?!), significa consegnare.

Allora il mediatore consegna oltre ai termini(traduzione linguistica) anche i significati culturali,i simboli che sono dietro di essi (traduzione culturale) e che costituiscono le tradizioni.

In secondo luogo si potrebbe riproporre la distinzione tra mediatori culturali (sopra descritti) e i mediatori interculturali.


Se i primi lavorano per agevolare l'inserimento degli immigrati, i secondi collaborano con loro per stimolare l'accoglienza e la comprensione della "presenza straniera" nella società. E' sicuramente una dimensione di continua interazione tra individuo e società, tra queste professioni.

Non sono molto sicura del fatto che "la riforma ne ha lasciate poche tracce".. so che dopo la riforma sono nati diversi corsi che ruotano intorno all'intercultura o sotto Scienze Politiche o sotto Economia..ecc.


Il problema è che finora ci sono state poche spinte in profondità nell'affrontare alcuni argomenti oltre alla storica consapevolezza che il sociale ha pochi finanziamenti... forse gestiti poco bene.


Per il resto, ringrazio Simmi.


A Trieste oggi pioggia triste

A voi un bacione

ciao, Lucy

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MEDIAZ INTERCULTURALE 2

scusate arrivo tardi in questo dibattito, ma è stato tutto talmente rapido che non ho manco avuto tempo di rendermi conto di quello che stava succedendo!!!

Il mio contributo sarà breve, ma comunque ci tenevo a mandarlo.

Vorrei dare due idee:

1 la prima è che secondo me va sottolineato il fatto che l'immigrazione non è un fenomeno unilaterale, cioè che coinvolge solamente le persone che migrano fisicamente, ma è un fenomeno complesso che riguarda ugualmente anche la cosiddette società d'accoglienza. Quando si parla di mediazion culturale spesso si dimentica che anche chi è italiano, non è mai emigrato, ma ha una sensibilità interculturale e vicina ai temi dell'immigrazione, ha una funzione di "mediazione" rispetto ai propri connazionali o anche rispetto agli stessi immigrati. E questo credo sia il nostro specifico ruolo. Sono molto d'accordo con Simmi quando parla di una lavoro fatto insieme, italiani e stranieri.

2 Il secondo punto viene dalla mia personale esperienza di quest'ultimo periodo. Avendo lavorato per un mese come formatrice all'interno di un corso di formazione professionale per mediatori interculturali, ho potuto entrare un pò meglio all'interno dei meccanismi della formazione per mediatori.
Mi sono resa conto che la formazione proposta non è di un cattivo livello culturale, ma ha un aspetto fondamentale che manca: non c'è una vera e propria selezione basata su criteri attitudinali delle persone che si propongono come mediatori. Mi spiego: nel corso in cui ho lavorato io erano 12 persone, tutte adulte, che avevano affrontato una selezione, la quale però era stata passata da tutti perché in pratica c'erano più di 12 posti disponibili e allora non potevano escludere nessuno ( XXX come ente privato è finanziato dalla Regione, la quale dà un tot di soldi per ogni corso, nel quale devono per forza esserci un certo numero di corsisti....).

Il risultato è che si trovavano a fare il corso per mediatori delle persone che non avevano assolutamente alcune attitudine verso la mediazione, anzi erano molto polemiche, estremiste...brave persone, per carità, ma inadatte a quel ruolo. E non è un corso di 600 ore che ti cambia il modo di essere e di porti, per quanto possa formarti e aiutarti.

Questo aspetto della formazione dei mediatori è estremamente pericoloso. Porta a delle situazioni assurde, anche al lavoro ho sentito storie che hanno dell'incredibile ma che in verità sono molto più ordinarie di quanto non pensiamo: mediatrici marocchine che, chiamate per assistere ragazzine marocchine incinte e in procinto di abortire, invece che accompagnarle le fanno le scenate e le prediche dicendo loro che Dio le punirà e cose simili...
Questo è solo un esempio.

Allora: non dico che agli stranieri deve essere negato il diritto di esercitare questa professione, un pezzo della quale è fondamentale che sia fatta proprio da loro. Però la preparazione dovrebbe essere molto più seria, molto più sganciata da logiche quali quelle degli attuali corsi di formazione, e secondo me più di altri tipi di formazione si dovrebbe basare anche su qualità personali dei soggetti che si propongono, perchè la capacità di mediare non si inventa con un corso di formazione, e tantomeno non si inventa la capacità di stare veramente a metà tra due culture. Questo è un processo lunghissimo che appartiene solamente alla rielaborazione personale di ognuno, e sarebbe bello che si proponesse come mediatore soltanto chi, come ho letto in un libro, "abbia fatto pace" con entrambe le culture in cui vive, e sia perciò davvero in grado di accompagnare gli altri in questo processo.

Scusate, mi sono presa bene, ho scritto troppo!!!!
Però era un tema davvero stimolante.
Grazie a tutte per darmi queste occasioni di riflessione.

Fekkia

MEDIAZIONE INTERCULTURALE

vi scrivo perchè urge una presa di posizione (e poi mi mammma ne potrebbe soffrire molto....viola non ridere)


ecco i fatti: qualche giorno fa un mediatore culturale, rappresentante della comunità islamica di mantova è andato in una scuola media per un intervento e alcune sue frasi hanno scatento il putiferio. tra queste ha detto anche che i morti in iraq sono come i nostri partigiani.
oltre a qeste prese di posizioni, si sta molto discutendo sul ruolo e la figura del mediatore culturale. è qui che dovremmmo, secondo la mia famiglia, predere posizione noi.

infatti, non solo si sta dicendo che non sono abbastanza preparati, che c'è il far west dei corsi ma anche che le università non preparano in questo settore.

che ne dite di scrivere una lettera in cui raccontiamo della nostra facoltà, almeno quella da cui siamo usciti noi, dell'idea del blog, del nostro bisogno di visibilità ma anche delle cose che già stiamo facendo?

io, per esempio, sottolinerei anche del bisogno del lavoro a coppie: un mediatore italiano e uno straniero. della diversità tra mediazione linguistica e quella culturale.

dobbiamo fare presto.

ciau ciau simmi

Eccoci

Già... eccoci qui, siamo noi, ed ora dobbiamo presentarci, scrivere, riempire... Scatenare la nostra fantasia, il nostro entusiasmo e la nostra ricchezza su queste pagine.

Buon lavoro
May
"ciò che abbiamo in comune è che siamo tutti uno diverso dall'altro"